A Varkala ci sono arrivata per caso, inizialmente sarei dovuta andare a Kottakal vicino Cochin perché avevo preso i contatti con un centro ayurvedico dove – tra l’altro – era stato Tiziano Terzani. Poi un amico di un amico conosceva questo posto, quindi mi sono fatta coinvolgere ed eccomi qui.
Il primo impatto è stato sconvolgente, tanta, troppa gente soprattutto turisti e centri ayurvedici ogni 20 metri, volevo scappare ma alla fine ogni cosa ha il suo perché. Il paese è piccolo e la gente mormora, così la notizia che sarebbe arrivato un monaco tibetano è giunta alle mie orecchie e la fortuna ha voluto che Gianni, il trentino conosciuto qualche giorno prima, lo conoscesse.
Non ho perso tempo, ho chiesto di poterlo incontrare e sono stata accontentata. Non sono una fanatica religiosa e non ho conoscenza della filosofia buddista ma l’idea di incontrare un (vero) monaco tibetano mi emozionava.
Lama Ciampa Monlam (preghiera d’amore) è solito definirsi un semplice monaco, ma dietro quest’umiltà si manifestano doti di grande compassione e profonda conoscenza della pratica Buddista. Ha una lunga storia: all’età di 4 anni entra nel monastero Tsecioling nel 1962 fugge dal Tibet rifugiandosi prima in India poi in Nepal, ora ha 91 anni e dal 2005 è diventato guida spirituale su disposizioni del Dalai Lama.
Sono arrivata all’incontro con l’animo sgombro, emozionata ma serena e – soprattutto – senza particolari aspettative. Lama Monlan accompagnato dalla nipote, che lo assiste e gli fa da interprete, è uscito dalla casa che lo ospita e mi ha raggiunta, fuori nel chiostro, e mi si è seduto accanto.
Per non farmi trovare sulla sedia a rotelle mi ero già fatta sistemare nell’unica posizione che mi permette di rimanere in equilibrio, anche se poi rimango indolenzita. Ha voluto conoscere la mia storia ed è rimasto ad ascoltarmi, nel frattempo le sue grandi e soffici mani cingevano le mie; non so se abbia voluto trasmettermi energia, ma ho percepito un grande calore e la sua umiltà mi ha riempita di tenerezza e commozione. Sono sicura che quest’incontro non sarà fine a se stesso, in ogni caso so che ovunque io vada c’è un monaco tibetano che prega per me. Namasté, Simona.