Altra esperienza profonda, che arricchisce di contenuti il mio tempo indiano. Prima di lasciare Varanasi diretta a Dehli ho avuto l’opportunità di visitare il Bal Ashram, una struttura che fa capo as Aghor Foundation. Una fibra che passa attraverso l’India, gli Stati Uniti e l’Europa. Come il mitologico filo d’Arianna, questa organizzazione offre una via di uscita dal disordine della vita, inspirando gli individui alla connessione con il loro Divine Self, attraverso uno stile di vita di devozione e di servizio a favore del prossimo.
Il Bal Ashram è situato poco distante da Assi Ghat, a Varanasi, la struttura si affaccia lungo le rive del Gange, è mattina presto quando arriviamo accompagnate dal nostro amico Hemant. Un tempio occupa il centro del curato giardino interno, la struttura è costruita tutta intorno: uffici, alloggi, una cucina e varie sale di meditazione, entriamo in una di queste e ci aggiungiamo alla classe di una lezione di Yoga mattutino tra i giovani studenti americani inviati dalle loro università a collaborare con Aghor, professionisti della disciplina e normali locali in cerca di relax; dalle finestre si vede il sole scintillare sulle acque del Gange.
“Sadhana (pratica spirituale) e Seva (servizio disinteressato) sono i due reggilibri di una vita significativa..” dice Baba Harihar Ramji, detto Babaji, fondatore della Fondazione Aghor. Questo è ciò che cercano di perseguire all’interno dell’ashram. Tejbal, il ragazzo che gestisce la piattaforma a Varanasi, ci racconta e ci spiega come funzionano le cose lì: il Bal Ashram si pone come una casa per orfani e bambini che vivono in scarse condizioni di sicurezza.
Attualmente sono una ventina i bambini a vivere e a colorare la struttura con la loro vivacità, hanno dai cinque ai diciannove anni, studiano e passano le giornate a giocare tra i campi, secondo l’iniziativa Amrit Sagar (letteralmente l’Oceano del Nettare), il modello di attività che avvicina circa 20.000 tra studenti locali e regionali alle pratiche agricole e ai sistemi di energia rinnovabile, al riciclaggio e a un modello autosufficiente responsabile nei confronti dell’ambiente, alla ricerca di quella tranquillità tipica degli ambienti rurali.
Il Bal Ashram, è famoso anche come «l’ashram dei bambini» che qui vivono in stanze pulite, ordinate, decorse. Si tratta di orfani, che sono rimasti in un modo o in un altro senza genitori. Può sembrare un’espressione curiosa «in un modo o in un altro», più spiegabile se si guardano le ultime pagine di alcuni quotidiani, nazionali e locali, sono occupate dalla rubrica missing persons. “Se qui nell’ashram insegniamo a vivere per gli altri, nell’Anjali School i bambini ricevono gli insegnamenti per vivere una vita serena”, prosegue Tejbal, “si tratta di una scuola privata che segue le innovative tecniche dell’Alice Project, non so se ne avete mai sentito parlare.”
Con un sorriso annuiamo, ci siamo state proprio due giorni prima. Il mondo è proprio piccolo, l’India sembra esserlo ancor di più. Il suo telefono squilla e interrompe la nostra conversazione. È proprio Babaji, che nonostante la tarda ora in America, dove si trova, è sveglio e per fortuito caso ha chiamato il nostro interlocutore. Così destino vuole che tramite videochiamata abbiamo la fortuna di conoscere il Guru, che ci dedica qualche minuto e ci racconta dei suoi molti discepoli sparsi per il mondo, alcuni dei quali proprio italiani. Ci dice che ci vedremo presto, che lo sa di per certo perché le energie gli arrivano positive anche a distanza di migliaia di chilometri, anche attraverso lo schermo di un tablet. Di questo si parla, di connessione, di energie, di incontri e collaborazione.
L’obiettivo è raggiungere attraverso un modello operativo, la trasformazione di quelli che sono i bisogni di ciascuno di noi in attività utili e produttive al conseguimento di una cittadinanza globale. I bisogni individuali che diventano aiuti universali, le capacità del singolo al servizio della moltitudine, la promozione di una società libera dall’inquinamento interno (lo stress) che possa intervenire su quello esterno (quello ambientale). In una località come Varanasi, che attira due milioni di visitatori l’anno, l’Aghor Foundation è situato nel posto giusto per potersi porre come mezzo efficiente e prezioso per un’India in via di sviluppo, che unendo pratiche spirituali antiche e attività eco-friendly, si incammina verso una nuova era. L’Amrit Sagar può diventare davvero il faro guida di questa transizione, che faccia luce sui problemi e aiuti a focalizzarne la via d’uscita, ponendosi allo stesso tempo come bene per la vita locale e come destinazione per l’eco-turismo.